Il libro “I Figli del Bosco” di Giuseppe Festa racconta la storia di Ulisse e Achille, due cuccioli di lupo, trovati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, in due parchi diversi, a centinaia di chilometri l’uno dall’altro.
Ma tante cose uniscono i loro due destini.
In primis alcune persone speciali che li salvano, che li allevano e che trasformano due batuffoli di pelo in lupi adulti. Per secondo una storia tragica e misteriosa che li ha portati da essere i predestinati padroni del bosco ad un passo dalla morte. Per terzo i loro nomi. Non nomi banali e semplici. Sin dai primi giorni era chiaro che il loro destino non era affatto semplice e scontato e che la vita avrebbe riservato loro avventure strabilianti e colpi di scena.
Per quarto l’odore intenso e pungente del croccante, quello buono e genuino che solo le nonne emiliano-romagnole sanno fare.
Tre manciate di mandorle. Una tazza di zucchero. E un ricciolo di burro. la ricetta di croccante di mia nonna.
Solo che Ulisse e Achille quell’odore non lo sentiranno mai. Ma lo sente il lettore, perché è l’odore della terra che i passi di Achille e Ulisse solcheranno.

I “Figli del bosco” non è solo il libro di Ulisse e Achille, ma è anche il libro del branco di lupi che li accoglie e gli insegna la vita del branco: Ares, Lara e Wolfy.
Ma è anche il libro di persone speciali come Elisa che ostinatamente si dedica anima e corpo ai due cuccioli con il sogno di rivederli liberi nei loro boschi. E’ il libro di Mia, Luigi e dei volontari del Centro Monte Adone e di Giuseppe Festa, l’autore. Ma è anche un libro di traiettorie.
E sono le traiettorie che il destino ci offre a renderlo straordinario.
Se partiamo da un sacchetto di plastica che si muove e da un ibrido di lupa salvata dalle cellule staminali di un Boxer, molto difficilmente potremmo pensare che si arrivi al tentativo disperato di convincere le istituzionali regionali a rilasciare due cuccioli di lupo imprintati sull’uomo nei loro boschi.
Sono le traiettorie che rendono unica questa storia, sapientemente raccontata da Giuseppe Festa. Sono le emozioni e le passioni che muovono queste persone speciali in questo viaggio mai tentato prima di allora. Ed è la fierezza e la forza che muovono Ulisse e Achille in questa avventura straordinaria che è la loro vita.
Come tutti i buoni libri c’è un cattivo, ed è la parte di noi che non accetta e teme vigliaccamente questi stupendi animali. Ma ci sono anche degli eroi che li salvano e lottano per loro.
Poi c’è il lettore e il pubblico che troppo spesso e con troppa superficialità giudica fatti di cronaca raccontati spesso in maniera approssimativa e si lascia influenzare da un substrato biologico sedimentato da secoli di credenze e dicerie.
Poi ci sono loro: i lupi, fieri, sicuri di sé, forti e coraggiosi.
Leggendo questo libro si può riscoprire il desiderio della libertà, il coraggio della fierezza e la forza dell’orgoglio che è dentro ad ogni lupo e che è dentro ad ogni uomo.
Noi come i lupi siamo la natura che ci circonda, veniamo da essa e torneremo ad essa alla fine. Noi come loro viviamo una vita piena, sociale, fatta di inseguimenti, obiettivi da raggiungere, gerarchie, ore di ozio, giochi, momenti felici e momenti drammatici.
Da millenni il rapporto che l’uomo ha con i lupi è composto da amore e paura, attrazione e rispetto, come quello che unisce gli uomini agli altri uomini e i lupi agli altri lupi.
Non dovremmo temere il lupo, ma il fatto di esserci allontanati così tanto dal nostro essere lupi.
Se mi permetti, vorrei darti un ultimo consiglio: leggi questo libro accanto ad un camino con un fuoco scoppiettante sono certo che sentirai, come l’ho sentito io, quell’odore inconfondibile e dolciastro di mandorle caramellate.
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Buona lettura!