Ciao Andrea piacere di conoscerti e benvenuto! Iniziamo con le presentazioni:
Sono Andrea Boscherini, naturalista, divulgatore scientifico a contratto con la RAI per il programma GEO da 4 anni e curatore del Museo di Ecologia di Cesena.
Da quanto tempo ti occupi di fototrappolaggio?
Ho iniziato 10 anni fa, quando ero collaboratore presso il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi; ho lavorato per 5 anni per il progetto europeo “Life Wolfnet: catture e monitoraggio di lupi” dove abbiamo utilizzato diverse fototrappole per monitorare i branchi di lupo dentro l’area protetta.
Che cos’è il fototrappolaggio per te?
Il fototrappolaggio è fondamentale per la ricerca visto che, fra i tanti vantaggi, permette di riprendere gli animali in modo naturale, capirne le dinamiche del gruppo e la consistenza numerica.
Come si integra nel tuo lavoro quotidiano di ricerca?
Lo utilizzo per scopi divulgativi, in particolare per GEO visto che spesso in diretta mostro i filmati più interessanti.
Dove hai svolto il fototrappolaggio?
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, provincia di Arezzo e Forlì-Cesena.
Quali fototrappole hai usato e quale consigli?
Ho sempre usato le Scout Guard, le consiglio perché non costano troppo ma offrono un buon rapporto qualità prezzo e resistono molto bene a gelo e pioggia.
Hai dei consigli per un novizio? Dove farlo, come farlo?
Prima di tutto va ricordato che, a meno che non si mettano all’interno di proprietà private, è necessaria l’autorizzazione da parte degli enti competenti. Quindi sconsiglio vivamente di posizionare fototrappole senza tale autorizzazione, anche perché si va incontro a rischi legali, quali la mancata privacy. Avute le giuste autorizzazioni, scegliere un incrocio fra più sentieri o specchi d’acqua, solitamente sono le zone più trafficate. In base all’interesse, si possono posizionare in alto, inclinate verso il basso, se si volessero riprendere caratteristiche diagnostiche fondamentali quali le striature o anelli del gatto selvatico; altrimenti a me piace posizionarle a pochi centimetri dal suolo, per riprendere la scena come se fosse vista dagli occhi di un altro animale.
Qual’è l’animale che è stato più difficile da riprendere?
Personalmente la puzzola, animale che sta lentamente ripopolando il nostro appennino; fino a 10 anni fa si sapeva ben poco di lei, oggi stanno tornando numerose; mentre l’unico animale che ancora non sono riuscito a riprendere è la donnola ma questo può dipendere anche dal fatto che, rispetto alle altre specie, si muove perlopiù nel sottobosco invece che lungo strade o sentieri.
E quello che ti ha dato più soddisfazioni?
L’animale che mi ha dato più soddisfazione è stato il gatto selvatico, anch’esso in espansione lungo il crinale appenninico.
Raccontaci delle storie o spiegaci dei video che hai fatto e che trovi interessante!
Posso raccontare l’evento più particolare che ho vissuto…mentre lavoravo per il Parco Nazionale per il progetto Wolfnet, dovevo, ogni 2 settimane, controllare le fototrappole presenti presso i siti di cattura di lupo. Una mattina di novembre mi sono recato presso la zona di Camaldoli, con la nebbia fittissima tanto da non riuscire a vedere oltre 10 metri. Dopo aver controllato il sito di cattura e scaricato i filmati, mi sono girato per tornare a Land Rover e, dalla nebbia, sono spuntati 3 lupi che non si erano accorti della mia presenza. Il maschio alfa mi ha guardato in volto per qualche secondo, per poi girarsi e fuggire a gambe levate, seguito dagli altri due…non mi dimenticherò mai il suo sguardo!
Grazie mille Andrea per questa bellissima intervista. Buon lavoro!
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