Intervista a biologa Paola Fazzi su fototrappolaggio

La storia di Paola Fazzi

Indice dell'articolo

Ciao Paola piacere di conoscerti e benvenuta! Iniziamo con le presentazioni:

Sono Paola Fazzi, biologa, dopo la laurea nel 2008 ho frequentato un master in conservazione della biodiversità animale, che mi ha aperto le porte e gli occhi verso la mia professione attuale. Sono un libero professionista e lavoro da dieci anni in progetti di monitoraggio di mammiferi (in particolare ungulati e lupo), ma mi occupo anche di valutazioni di impatto ambientale, e di human dimension per la riduzione del conflitto tra uomo e grandi carnivori.

Da quanto tempo ti occupi di fototrappolaggio?

Praticamente da quando ho iniziato a lavorare.. Il fototrappolaggio è una tecnica di monitoraggio che è diventata fondamentale in diversi aspetti della ricerca, e che permette di acquisire informazioni importanti altrimenti difficilmente ottenibili, soprattutto con specie elusive e difficilmente contattabili, come animali notturni o a basse densità.

Che cos’è il fototrappolaggio per te?

E’ uno strumento di lavoro che può rendere più divertente e interessante le attività, permettendo di toglierci curiosità in tempi relativamente rapidi. Ci fa vedere quello che non potremmo mai osservare, interazioni tra gli animali, momenti “intimi” e ci permette così di avere un occhio nascosto nelle aree in cui lavoriamo.

Come si integra nel tuo lavoro di ricerca e monitoraggio/censimenti?

Ho utilizzato il fototrappolaggio per il monitoraggio del lupo nel Parco Regionale delle Alpi Apuane dove lavoro da circa 10 anni, nella provincia di Grosseto durante il progetto Life Medwolf e in un progetto nella Riserva Naturale Duna Feniglia: con questa specie si usa questa tecnica per poter ottenere informazioni precise sul numero minimo di animali presenti in un’area e valutarne il fenotipo e di conseguenza l’eventuale ibridazione; ma anche in un progetto sul gatto selvatico nelle Riserve biogenetiche casentinesi (in cui la “visione” dell’individuo permetteva di provare a fare un riconoscimento individuale, da confrontare con le analisi genetiche), o per le stime di popolazione dei cinghiale (fototrappolaggio su siti di governa).

In genere comunque, il fototrappolaggio, se pianificato in maniera non opportunistica, può farci ottenere stime di popolazione attendibili. Occupandomi anche di riduzione del conflitto tra lupo e attività umane, il fototrappolaggio diventa utile anche per poter monitorare le aziende zootecniche e comprendere l’utilizzo di quelle aree da parte dei lupi, in modo che gli allevatori siano consapevoli della realtà a loro vicina e possano dotarsi di strumenti di prevenzione adeguati.

Dove hai svolto il fototrappolaggio?

Nella maggior parte delle aree in cui ho lavorato, in Apuane, in Maremma, nelle Riserve biogenetiche casentinesi e nella riserva naturale del Tombolo di Cecina.

Fototrappolaggio e fotografia naturalistica quanto sono complementari nel lavoro di monitoraggio/censimento?

Restano cose distinte, per quanto ormai sia possibile utilizzare macchine reflex per il fototrappolaggio ed ottenere immagini di qualità. I fotografi naturalisti, come gli appassionati di fototrappolaggio, spesso collaborano con i tecnici e gli Enti Parco o Regioni fornendo i dati di cui sono in possesso, che possono essere integrati nei progetti di monitoraggio.

Quali fototrappole hai usato e quale consigli?

Ho usato diversi modelli, a led visibili, invisibili, con flash bianco.. ogni tipologia può avere dei pro e dei contro a seconda delle finalità che cerchiamo. Una fototrappola con led visibili, o ancora di più con flash bianco, fornirà una qualità di immagine notturna migliore, ma al tempo stesso sarà visibile agli animali, che ne potranno essere disturbati e di conseguenza attuare un comportamento di evitamento dell’area.

E’ importante considerare il disturbo che possiamo arrecare alla fauna, che dovrebbe sempre essere ridotto al minimo e valutato sulla base del tipo di ricerca che stiamo facendo. Ho usato molti modelli, come Cuddeback C1-C2, Minitrap, Distianert, Apeman e Boskon, ma personalmente mi sono trovata molto bene con le Bushnell Trophy per la qualità di immagine, e con le UO Vision UV575 con un angolo di ripresa di circa 110 gradi, molto comode perché permettono riprendere quasi tutto quello che passa davanti all’apparecchio anche se possono creare una distorsione dell’immagine, e quindi rendere più difficile il riconoscimento di certe specie soprattutto in condizioni di scarsa luminosità.

Hai dei consigli per un novizio? Dove farlo, come farlo?

Innanzitutto secondo me il fototrappolaggio non dovrebbe essere un gioco. Per quanto gli apparecchi siano facilmente reperibili e utilizzabili da chiunque, dobbiamo essere sempre coscienti di quello che stiamo facendo, delle aree in cui ci stiamo muovendo e delle conseguenze che le nostre attività potrebbero avere sugli animali.

Per ottenere delle buone immagini in poco tempo l’unico “trucco” è conoscere bene l’ecologia della specie che ci interessa riprendere, per sapere quali potranno essere le aree più frequentate e ridurre così lo “sforzo”, ma soprattutto è fondamentale ragionare anche dal punto di vista etico. Ci sono molte zone sensibili (ad esempio tane di mammiferi, aree di rendez-vous di lupi) che bisognerebbe evitare se non lavoriamo all’interno di un progetto di ricerca autorizzato.  Spesso invece per ottenere l’immagine più bella, in molti osano oltre certi limiti senza rendersi conto di cosa stanno facendo e mettendo a volte a rischio, o disturbando, gli animali che  vorrebbero riprendere. Allo stesso modo, non si deve mai fornire cibo per attrarre gli animali: si rischia di abituarli alla nostra presenza, rendendo gli animali potenzialmente confidenti e pericolosi, e si modifica la loro ecologia ed abitudini.

E’ fondamentale poi attenersi ai regolamenti locali: se siamo dentro un Parco, potrebbe esserci un regolamento che norma (o vieta del tutto ) il fototrappolaggio, la prima cosa da fare è quindi prendere contatti con gli Enti gestori e chiedere informazioni. Bisogna poi considerare che se ci troviamo in una proprietà privata sarà necessario avere l’autorizzazione del proprietario del terreno.  Infine, dobbiamo fare estrema attenzione alla privacy. In base al nuovo GDPR Privacy – Reg. U.E. 2016/679 c’è un obbligo di informativa con cartelli, e devono essere identificati un titolare e un responsabile del trattamento dei dati, e i dati personali (immagini di persone) dovranno essere distrutti.

Abbiamo parlato di questo argomento anche in occasione delle giornate tecniche del GLAMM, il gruppo sui grandi mammiferi dell’Associazione Teriologica italiana, in cui si è trattato approfonditamente il rapporto tra uomo e selvatici e il disturbo che possiamo arrecare, anche con il fototrappolaggio.

Qual’è l’animale che è stato più difficile da riprendere?

Non ho mai lavorato su specie particolarmente elusive, quindi i miei “target” li ho sempre ottenuti abbastanza rapidamente. In generale è importante studiare bene la specie che stiamo cercando, conoscendo la sua biologia sapremo immaginare quali possano essere i siti migliori dove mettere le fototrappole, anche in base alle sue dimensioni, al suo uso del territorio, alla sua socialità.

E quello che ti ha dato più soddisfazioni?

Sono particolarmente “affezionata” ai “lupi di mare”, in Feniglia, scovati nel 2017 durante il progetto Life Medwolf e su cui ho continuato a lavorare anche nel 2018 grazie ad un progetto specifico nella riserva voluto dai Carabinieri Forestali. Riprendere i lupi sulla spiaggia, che guardano il mare e che si cibano oltre ai classici ungulati, anche di bacche di ginepro e uccelli è stato davvero divertente, una vera scoperta.

Ma al tempo stesso un’altra bellissima esperienza sono stati i lupi in Apuane. Erano assenti da oltre 100 anni, e nel 2011 abbiamo ottenuto le prime immagini di animali ritornati nell’area, anche se  è solo nel 2014 che è avvenuta la prima riproduzione, e quindi abbiamo potuto riprendere e osservare i primi cuccioli.

Cuccioli di lupo nelle Alpi Apuane

Raccontaci delle storie o spiegaci dei video che hai fatto e che trovi interessante…

I video particolari spesso capitano, e rendono più divertente il tutto. Forse il più particolare è il video di un cucciolone di lupo che passa 5 minuti a giocare con la fototrappola, oppure un’altra sequenza di circa un’ora di una daina che si insegue e gioca con una volpe.

Lupo che gioca davanti alla fototrappola
Femmina di daino e una volpe che giocano a nascondino
Giochi tra mufloni

In quali parchi hai lavorato?

Parco regionale delle Alpi Apuane, Riserve biogenetiche casentinesi, riserva naturale tombolo di cecina, riserva naturale duna Feniglia (in Toscana), Parco regionale di Veio (Lazio).

Parliamo di lupi, com’è la situazione odierna? Fino a dove si sono spinti?

I lupi ormai hanno ricolonizzato tutto il loro antico areale, li troviamo dall’appennino fino al nord italia, dove hanno quasi coperto interamente la catena alpina. Si trovano non solo nelle montagne, come la nostra cultura potrebbe farci pensare, ma anche alle porte delle città, nelle periferie urbane, sulle spiagge, nelle aree di campagna, intorno ai condomini e alle ville. Dobbiamo imparare a considerare la loro presenza intorno a noi, cercando di ridurre al minimo le situazioni conflittuali, e quindi cercando i migliori sistemi di protezione per gli animali domestici (zootecnia, ma anche cani e gatti), ed evitando in ogni modo di farli interagire con il cibo umano. Un lupo (ma un qualsiasi animale selvatico), dovrebbe rimanere più selvatico possibile, perché un animale abituato alle nostre fonti trofiche potrebbe diventare potenzialmente pericoloso, dobbiamo fare quindi grande attenzione anche alla gestione dei nostri rifiuti.

Progetto Medwolf, la convivenza tra lupo e l’uomo e i suoi animali è possibile?

La convivenza non sarà mai facile o immediata, ma una coabitazione è sicuramente possibile. Ci sono molte realtà, molte aziende zootecniche che si stanno dando da fare per utilizzare i mezzi di prevenzione più adatti per ridurre le predazioni, ne sono un grande esempio le aziende di DifesAttiva. Non c’è una soluzione valida per tutti, ma bisogna lavorare per trovare la strategia vincente per ogni realtà. Sicuramente la collaborazione tra diversi attori con interessi differenti, anche opposti, come allevatori, animalisti, ambientalisti, è la modalità che può permettere di amplificare l’ attenzione a queste problematiche. A Grosseto stiamo lavorando a questo con la Piattaforma locale sui grandi carnivori, progetto voluto dalla Comunità europea e coordinato dall’Istituto di Ecologia Applicata, perché la riduzione del conflitto dovrebbe interessare tutti.

Un anno fa abbiamo fondato Selvatica, un’associazione di persone, biologi, guide ambientali, naturalisti e cittadini che hanno deciso di mettere in rete le proprie competenze, conoscenze e passioni per la tutela, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente. Persone che cercano di diffondere una cultura selvatica” che contempli il rispetto della natura, delle specie viventi e non viventi, dei rapporti tra essi e dei ritmi biologici propri degli ambienti naturali. Selvatica nasce sui Monti Livornesi, territorio con grandi ricchezze naturalistiche e potenzialità turistiche. Selvatica però non si ferma sul territorio dove nasce, ma si propone di condividere la propria esperienza ovunque e con tutti coloro che condividano le finalità dell’Associazione. Organizziamo escursioni, corsi, eventi divulgativi, per cercare di migliorare l’attenzione delle persone sull’ambiente e sulla fauna.

Grazie mille Paola per questa bellissima intervista. Buon lavoro!

Consiglio a tutti di seguire Paola su YoutubeInstagram e sul suo sito web.

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