Marcolin Fabio, Pavanello Marco, La Rocca Francesco, Pecorella Stefano
Riassunto
Estinta in Friuli Venezia Giulia tra gli anni ‘50 e ’70 del secolo scorso e ritornata all’inizio del nuovo secolo grazie all’espansione delle popolazioni presenti in Austria e in Slovenia, la lontra (Lutra lutra) ha raggiunto i fiumi di risorgiva Varmo e Stella, nella Bassa Friulana, il bacino idrografico del fiume Judrio, nel Friuli orientale, e il corso inferiore del fiume Natisone. La scoperta dei primi segni di presenza in questi corsi d’acqua si deve alle ricerche dell’Associazione Therion Research Group, che con la collaborazione di vari naturalisti della regione partecipa al monitoraggio nazionale della lontra promosso dal WWF Italia e coordinato dall’Università del Molise. Tra la fine del 2022 e febbraio 2023, sono state rinvenute marcature della specie sul fiume Varmo, sul fiume Stella e nel suo affluente Corno e nel corso italiano del fiume Judrio e dei suoi affluenti torrentizi Versa e Corno, dalla zona dei Colli Orientali fino alla confluenza con il torrente Torre. Infine, la presenza lontra è stata accertata anche nel corso inferiore del fiume Natisone, nell’alta pianura udinese. I dati finora acquisiti confermano che la ricolonizzazione della pianura friulana è in atto, sia da nord (dal bacino idrografico del Tagliamento), sia da est (dal bacino idrografico dell’Isonzo), e aggiornano la distribuzione della specie in regione.
Citazione
Per la citazione del presente articolo si raccomanda la seguente dizione: Marcolin F., Pavanello M., La Rocca F., Pecorella S. (2023). Il ritorno della lontra (Lutra lutra) nella pianura friulana. Fototrappolaggio Natualistico, Marzo 2023 (Link: https://www.fototrappolaggionaturalistico.it/ritorno-lontra-pianura-friulana/)
Introduzione: la lontra in Italia e il piano di monitoraggio nazionale
Tra il 1984 e il 1986, il WWF compì il primo censimento su scala nazionale della lontra (Lutra lutra). Dei quasi 1300 siti indagati in tutta Italia, solo il 6,2% risultò positivo (Cassola 1986). Da questa e da successive indagini emerse che la specie versava in condizioni critiche, scomparsa in gran parte del suo areale storico e in progressivo peggioramento. Nuclei isolati di lontra persistevano soltanto nell’Italia meridionale, con una consistenza numerica stimata in appena 100–130 individui. Secondo diverse ricerche, è probabile che la causa principale del declino di questa specie sia stato il bio-accumulo di alcuni composti organici ad elevata tossicità impiegati come pesticidi, i policlorobifenili (PCB). Inoltre, fino al 1977, la lontra era inclusa nei mammiferi considerati nocivi agli effetti del Regio Decreto del 5 giugno 1939 n. 1016 e pertanto cacciata in modo indiscriminato. In seguito alla messa al bando dei PCB, alla protezione legale accordatagli a livello nazionale (inclusione nella lista delle specie particolarmente protette della L.N. 157/1992) ed europeo (inserimento negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat 94/43/CEE) e a numerose iniziative di tutela, è cominciata una graduale ripresa della specie nel Centro-Sud. Tanto che, nel 2021, i ricercatori del gruppo Lontra Italia hanno stimato una popolazione in crescita composta da 800–1000 individui, distribuita in Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo (Giovacchini et al. 2021). A partire dal 2011, grazie all’espansione dai bacini limitrofi di Austria e Slovenia, la specie ha iniziato a ripopolare l’arco alpino nord-orientale, con l’insediamento di piccoli nuclei in Alto Adige (Righetti 2011) e in Friuli Venezia Giulia (Pavanello et al. 2015; Lapini et al. 2020). Più di recente, la lontra è ricomparsa in Veneto (De Nadai et al. 2022) e una popolazione isolata è stata scoperta sul confine italo-francese (Malthieux 2020). Nonostante questi progressi, la popolazione italiana di lontra resta tra le più minacciate e isolate d’Europa, essendo ancora assente in gran parte del territorio nazionale e avendo una consistenza numerica inferiore alla Popolazione Minima Vitale, calcolata in circa 5400 individui (Giovacchini et al. 2021). Infatti, in Italia la specie è a tutt’oggi classificata come “In Pericolo” nella Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate (QUI è possibile visualizzare la scheda). Per queste ragioni, il WWF Italia ha deciso di finanziare una nuova indagine su scala nazionale, volta a verificare la distribuzione attuale della lontra. L’indagine, realizzata mediante un protocollo condiviso che prevede il censimento di siti selezionati all’interno di quadranti cartografici di 10×10 km, getterà le basi per un sistema di monitoraggio nazionale, che consentirà di seguire l’evoluzione della popolazione italiana nel lungo periodo.
L’Associazione Therion Research Group, già impegnata in passato nello studio della specie (Pavanello et al. 2015; Marcolin et al. 2020), partecipa al monitoraggio nazionale, indagando la distribuzione della lontra in Friuli Venezia Giulia. Per verificare la presenza della lontra si effettuano ricerche lungo i corsi d’acqua mirate al rinvenimento di impronte e spraint (dall’inglese “to spraint”, gocciolare), deiezioni odorose caratteristiche della specie, deposte sulle rive e in luoghi sopraelevati per marcare il territorio.
Gli sforzi dei ricercatori impegnati nell’indagine in varie regioni italiane sono stati fin da subito premiati da alcuni incoraggianti ritrovamenti. Un nuovo nucleo è stato scoperto nel Lazio meridionale (https://www.wwf.it/pandanews/animali/scoperto-un-nuovo-nucleo-di-lontra-nel-lazio/) mentre, in Friuli Venezia Giulia, i ricercatori di Therion Research Group, con la collaborazione di vari naturalisti della regione, hanno accertato l’arrivo della specie in numerosi corsi d’acqua nella zona di pianura, dove risultava assente dagli anni ’60 del secolo scorso.
Il presente articolo riferisce i risultati preliminari del monitoraggio in corso in Friuli Venezia Giulia, aggiornando la distribuzione della lontra in regione con nuovi dati dalla zona di pianura.
Il ritorno della lontra in Friuli Venezia Giulia
Il primo chiaro segnale del ritorno della lontra in Friuli Venezia Giulia è stato il rinvenimento di due maschi investiti da autoveicoli nei Comuni di Treppo Grande e Trasaghis (Provincia di Udine) negli anni 2011 e 2012 (Lapini and Bonesi 2011; Lapini et al. 2020). In passato erano stati sporadicamente rinvenuti degli spraint nel fiume Natisone, sul confine italo-sloveno (Lapini 1986; Lapini and Bonesi 2011).
Nel 2014, durante una ricerca nella zona di Tarvisio (Provincia di Udine), Marco Pavanello dell’Associazione Therion Research Group ha rinvenuto consistenti segni di presenza sul Rio del Lago Inferiore, un affluente dello Slizza, fiume appartenente al bacino del Danubio che scorre verso l’Austria. Tale ritrovamento ha costituito la prima conferma che la lontra era tornata a popolare in modo stabile il territorio regionale dopo circa cinquant’anni dalla sua scomparsa, collocata tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso (Lapini et al. 2020). Successivamente, grazie pure all’impegno dei numerosi volontari coinvolti, si è appurata l’esistenza di un piccolo nucleo di lontre insediato nell’area italiana del bacino danubiano e connesso con le popolazioni presenti in Carinzia e in Slovenia (Pavanello et al. 2015; Lapini et al. 2020), da allora monitorato dai ricercatori del Progetto Lince Italia.
Nel 2020, grazie all’impegno di numerosi agenti del Corpo Forestale Regionale del Friuli Venezia Giulia (Stazioni di Gorizia, Monfalcone, Cervignano del Friuli, Cividale e Attimis), la lontra è stata rilevata sulla parte italiana del Natisone, nel corso inferiore dell’Isonzo e nel suo affluente Vipacco, indicando come la specie stia ricolonizzando il territorio italiano anche da est, attraverso il bacino idrografico del fiume Isonzo (Pavanello com. pers.).
In un recente studio, Stokel et al. (2022) hanno riassunto e attualizzato lo stato delle conoscenze: la lontra ha ricolonizzato anche l’alto e medio bacino del Tagliamento, i suoi affluenti Fella e Arzino e alcuni corsi d’acqua delle Prealpi Giulie e del Friuli Centrale. Nello studio la presenza del mustelide è stata accertata complessivamente nel 35% dei quadranti indagati sul territorio regionale, combinando diverse tecniche di ricerca.
Infine, a inizio 2023 il naturalista Carlo Venuti ha documentato un gruppo familiare composto da una femmina e due subadulti nel corso inferiore dell’Isonzo, prima evidenza di riproduzione della lontra nella pianura friulana dallo scorso secolo.
Le precedenti ricerche sulla lontra sono state svolte con protocolli differenti e perciò risultano difficilmente confrontabili tra loro e con altre indagini. Uno dei punti chiave del piano di monitoraggio nazionale è proprio l’applicazione dI un metodo di ricerca comune in tutte le regioni italiane interessate dalla presenza del mustelide, in modo da ottenere dati omogenei e utilizzabili nel tempo per valutare lo status della popolazione italiana.
Il monitoraggio della lontra in Friuli Venezia Giulia: risultati preliminari
(Provincia di Udine; gennaio 2023 © S. Pecorella)
Il 30 dicembre 2022 Fabio Marcolin, Presidente di Therion Research Group, ha rinvenuto due spraint di lontra sul Varmo, un piccolo fiume di risorgiva che scorre in Provincia di Udine e confluisce nel corso inferiore del Tagliamento. Tale ritrovamento ha segnato l’inizio delle indagini nel territorio regionale, a cui finora hanno preso parte Fabio Marcolin, Marco Pavanello, Stefano Pecorella e Francesco La Rocca (Therion Research Group), con la collaborazione di vari altri naturalisti della regione: Renato Pontarini, Matteo De Luca, Carlo Venuti, Tiziano Fiorenza, Claudia Bazzeo e Alvaro Comar.
Il 2 gennaio 2023 è stata svolta un’indagine sul Varmo e nel bacino dello Stella, il fiume di risorgiva più importante della regione. Sul Varmo non sono stati trovati ulteriori segni di presenza, mentre sullo Stella sono state rinvenute alcune marcature di lontra.
I dati raccolti in questi due fiumi costituiscono la prima evidenza della ricolonizzazione in atto nella Bassa Friulana, dove nello scorso secolo questo mustelide era molto comune (fiumi Timavo, Isonzo, Aussa, Corno, Stella, lagune di Grado e di Marano). L’arrivo della specie nel bacino dello Stella risulta particolarmente significativo, dato che proprio da questo importante fiume di risorgiva, in parte incluso nella rete europea Natura 2000, proviene l’ultimo reperto biologico di lontra della regione, datato 1967 (Precenicco, Provincia di Udine; Lapini et al. 2020).
Nel corso di gennaio sono state svolte ulteriori verifiche a monte della zona dei rinvenimenti. È stata così accertata la presenza della lontra anche a nord della fascia delle risorgive, nel tratto mediano del torrente Corno, il principale affluente dello Stella. Dall’area di recente colonizzazione nel Friuli centrale (Stokel et al. 2022), in parte compresa nel bacino del Tagliamento, la lontra si è probabilmente espansa nell’asta fluviale del Corno, che nasce nelle colline dell’anfiteatro morenico e attraversa la pianura friulana fino a confluire nello Stella. Nel Friuli centrale la presenza del mustelide è stata confermata in tutti i quadranti indagati e interessa i bacini idrografici del Tagliamento, del torrente Cormor e del già citato torrente Corno. Di particolare interesse anche il rinvenimento, nel corso delle verifiche, di alcuni spraint nel Sito di Importanza Comunitaria “Quadri di Fagagna”, un’area umida di elevato valore naturalistico situata nella parte meridionale dell’anfiteatro morenico.
Proseguendo con le indagini nella parte orientale della regione, verso la fine di gennaio sono state rinvenute le prime marcature nel corso del fiume Judrio e nel suo affluente Versa, diffuse dalla zona dei Colli Orientali fino alla pianura isontina. Lo Judrio è un corso d’acqua a regime torrentizio che nasce nelle Prealpi Giulie, vicino al confine sloveno, mentre il torrente Versa è un suo affluente che nasce più a sud, nella zona del Collio sloveno. Proprio in questi due corsi d’acqua appartenenti al bacino idrografico dell’Isonzo sono stati rinvenuti i segni di presenza più diffusi e abbondanti. Alcuni spraint sono stati rinvenuti pure nel tratto finale del torrente Corno, un altro affluente dello Judrio, caratterizzato da una scarsa portata idrica e da prolungati periodi di secca. Nel bacino dell’Isonzo il dato più meridionale è stato raccolto nell’alveo del torrente Torre, in prossimità della confluenza con lo Judrio, grazie alla segnalazione dei naturalisti Claudia Bazzeo e Alvaro Comar.
Infine, a febbraio è stata accertata la presenza della lontra anche nel corso inferiore del Natisone, nel tratto in cui il fiume scorre nell’alta pianura udinese prima di confluire nel torrente Torre.
I dati recentemente raccolti in Friuli Venezia Giulia, confluiti nel database dell’indagine nazionale, hanno già consentito di riempire diversi quadranti del reticolo cartografico regionale, contribuendo ad aggiornare la distribuzione di questo mustelide di interesse comunitario, e confermano che la ricolonizzazione della pianura friulana è in atto, sia da nord (attraverso il bacino idrografico del Tagliamento), sia da est (attraverso il bacino idrografico dell’Isonzo).
Il rinvenimento di segni di presenza in torrenti localmente asciutti conferma la capacità della specie di persistere in bacini stagionalmente in secca (es. bacino dello Judrio) e di spostarsi lungo gli alvei fluviali anche in assenza di acqua.
Il prossimo obbiettivo della ricerca in corso sarà capire fin dove la lontra sia avanzata nella pianura friulana (verificando i quadranti ancora privi di dati) e se, nelle zone di recente colonizzazione, siano già presenti femmine riproduttive. A tale scopo sono state disposte delle foto-trappole in alcuni siti di marcatura individuati sulle rive dei corsi d’acqua, che sullo Judrio hanno già restituito le prime immagini di una lontra, probabilmente un giovane maschio.
Bibliografia
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