Storia Ettore Centofanti

La storia di Ettore Centofanti

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La vita di Ettore Centofanti è un po’ la storia del fototrappolaggio italiano.

In oltre trent’anni di attività ha percorso tutte le tappe evolutive di questa attività, collaborando con innumerevoli enti e parchi e con tanti professionisti del settore o semplici appassionati di fotografia e fototrappolaggio.

L’evoluzione del fototrappolaggio è andato al seguito dell’evoluzione tecnologica: dalle prime macchine fotografiche a pellicola collegate con PIR autocostruite e progettate a tavolino fino alle odierne fototrappole Made in Italy e Made in China.

Una vita piena di collaborazione e incontri che è difficile raccontare in una sola e semplice intervista.

Ettore, qual’è la definizione che ti senti di dare per fototrappola, tu che le hai costruite e che continui a costruirle?

Le trappole fotografiche sono tecnicamente dei sistemi automatici di “foto-video rilevazione”,come amo definirli io, possono essere collegate a sensori (generalmente sensori PIR passivi) ma anche di altro genere (a pressione, attivi, ecc). I sensori di rilevamento PIR possono essere incorporati o remoti.

Quali sono i vantaggi dei sensori remoti?

Tanti, in particolare una volta, quando si usavano compatte digitali o reflex a pellicola, i pir esterni servivano per accendere la macchina e i pir interni per farla scattare.

Le prime fototrappole autocostruite, se non possedevano sensori pir remoti, avevano dei trigger di 3- 4secondi: passa l’animale, il pir accende la macchina, la stessa deve effettuare le sue ciclicità ed infine scatta. I sensori esterni permettevano invece di fare degli ottimi primi piani.

Tornando alle fototrappole, queste possono essere suddivise in due grandi famiglie:

1) fototrappole compatte con scheda elettronica unica che include: sensore Pir, obiettivo e illuminatore ir a Led infrarossi con possibilità di immagini a colori di giorno e b/n di notte e alimentazione con batterie stilo o litio incorporate;
2) fototrappole con possibilità di alloggiare dentro case lavorati vere e proprie macchine fotografiche REFLEX o telecamere professionali ad altissima definizione anche in 4K con alimentazione tramite batterie ricaricabile ed elettroniche di attivazione di scatto “velocissima”in case con sensori remoti via cavo o via radio e illuminazione con Flash “classici “ per immagini a colori di notte.

Con le fototrappole è nato il metodo di utilizzo delle stesse definito “fototrappolaggio”.

E il fototrappolaggio?

Il fototrappolaggio consiste nel posizionare una stazione fotografica (fototrappola) collegata ad un sensore: il soggetto entrando nel raggio di azione del sensore attiva lo scatto.

Oggi esistono sistemi compatti, programmabili e in grado di produrre foto/audio/video, che operano anche al buio tramite illuminatori a Led IR su due gamme di Nm (850 e 940 Nm) facili da nascondere e da fissare, per esempio su alberi o supporti naturali.

Verso la fine degli anni 90 le fototrappole erano sistemi autocostruiti: si posizionavano comuni macchine fotografiche collegate a flash e sensori per lo più attivi.

A cosa serve questa tecnica? Quali sono stati i vantaggi?

Ha dato grande impulso alla ricerca scientifica in campo biologico e faunistico. Prima dell’era del fototrappolaggio i tempi di osservazione erano molto più lunghi ed era molto costoso e dispendioso monitorare la fauna selvatica. Dal quel momento in poi, poche persone con poche macchine potevano monitorare vaste zone con risultati straordinari.

Quindi tutto è iniziato negli anni ’90 con i primi sistemi autocostruiti. E le prime fototrappole costruite in serie?

Eccoci alla storia della Fototrap, la prima “trappola fotografica italiana”. Fu verso il 2005 che in Italia il risultato di esperienze e conoscenze maturate sul campo unite al connubio di specifiche professionalità di ricerca scientifica,in particolare sulla specie Canis lupus, prese forma il progetto della prima fototrappola costruita in serie che ho progettato e realizzato insieme ai colleghi.

Il progetto della Fototrap

La tecnologia alla base del sistema vantava una scheda elettronica con un sensore PIR progettata in Italia e settabile grazie ad un DipSwichcon settaggi di scatto: 3”, 10”, 20”, 3’ Day/Night, e con possibilità di operare a bassissime temperature.

Prima dell’avvento della tecnologia digitale lo standard era la pellicola: la prima Fototrap italiana andò in produzione nella versione a 3 unità: unità corpo macchina + unità flash + unità sensore, ed alloggiava al suo interno una fotocamera compatta a pellicola.

La Fototrap Made in Italy

L’ingresso della Fototrap nel panorama scientifico ebbe fin da subito un certo eco e portò risultati importanti: le prime immagini di Orso Ursus Arctos nel Parco Adamello Brenta, e la Lince Lynx lynx in Friuli, questi eventi ebbero attenzione su molte riviste specialistiche e di settore.

Poi è arrivata l’era del digitale?

E noi tutti ci siamo buttati a capofitto. Lo capisci anche te cosa voleva dire, passare da un rullino a delle schede di memoria o SD Card. Pur già incorporando per un po di tempo le sempre più evolute fotocamere digitali nei sistemi a tre unità, come tecnologia in continua evoluzione, i sistemi approdarono a soluzioni compatte: un solo contenitore con la possibilità di sensori aggiuntivi wireless, dava la possibilità di un raggio di azione molto più ampio senza più avere bisogno di apposite prolunghe.

I modelli compatti subirono a loro volta sviluppi con l’inserimento di illuminatori a Led IR (infrarosso) studiati per la cattura video. I sistemi erano ormai forti della tecnologia wireless, e mantenevano sempre uno sguardo verso il futuro e un presente di continua innovazione, pensato per le varie integrazioni tecnologiche che furono realizzate.

Oggi?

Il sistema, in ogni sua evoluzione ha mantenuto una caratteristica peculiare: la modularità ed espandibilità, tramite la possibilità di sensori esterni aggiuntivi, accessori, ricarica tramite pannelli solari, e, cosa non da poco, una professionalità per eventuali interventi frutto di decenni di esperienza.

Oggi esistono in commercio macchine ad altre prestazioni tecnologiche. La Guard Z2 che distribuiamo all’interno di Comitel srl ad esempio monta di serie:

  • Sensori Oled940nm più efficienti dei comuni Led,
  • Ottica118°su sensore Panasonic Lumix da 2/3 che riproduce 16 MP (REALI),
  • Video fino a 2,5 K ( REALI),
  • Batterie LIPO intercambiabili e ricaricabili da 7,4 V, 2.700 mA.,
  • WiFI per visione in REAL TIME e Modulo 4GLTE che permette l’invio delle immagini in 4G e la visione da APP ed il controllo da Remoto dello scatto o ripresa o per ogni singola funzione.

La Ferrari delle Fototrappole insomma! Per info sulla Guard Z2 clicca qui. Ecco alcuni video di giorno e notte ripresi con la Guard Z2:

Autore Paolo Forconi
Autore Paolo Forconi
https://www.youtube.com/watch?v=FsvpavLlOJE
Autore Cesare Sacchet
Autore Dario Rapino

E le fototrappole fatte su base reflex?

Questi sono prodotti artigianali, costruiti su misura e vero Made in Italy per ogni singolo fotografo. Li faccio ancora su richiesta. Molti fotografi professionisti vogliono altissima qualità e vogliono utilizzare la loro attrezzatura, quindi si rivolgono a me per renderla una Camera Trap che all’occasione possa ricevere la Reflex in Uso e ottenere immagini senza la presenza umana in modo ravvicinato. Questo permette di ottenere immagini di alta qualità e molte volte spettacolari oltre che definizioni molto utili anche per scopi scientifici.

Camera Trap costruita su reflex

Camera Trap costruita su videocamera

Grazie mille Ettore per questa stupenda intervista. Per maggiori informazioni consiglio di visitare il sito web di Ettore.

Buon fototrappolaggio!

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