sciacallo dorato

Prima stima della densità di popolazione dello sciacallo dorato (Canis aureus) in Italia: risultati preliminari dal Friuli Venezia Giulia

Indice dell'articolo

Pecorella Stefano1, Mori Emiliano2,3, De Luca Matteo4, Ancillotto Leonardo2,3, Pieri Marta5, Fiorenza Tiziano6, Martino Jacopo7

1 THERION Research Group, Loc. Castel San Mauro 1, 34170 Gorizia, Italy.

2 Consiglio Nazionale Delle Ricerche, Instituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri, Via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (Firenze), Italy.

3 National Biodiversity Future Center, 90133, Palermo, Italy.

4 For-Nature S.R.L, Via T. Ciconi 26, 33100 Udine, Italy.

5 Ricercatore Privato Via dei Leoni 29, 34170 Gorizia, Italy.

6 A.ST.O.R.E. – Friuli Venezia Giulia, Via Roma 30/1, 33050 Marano Lagunare (Udine), Italy.

7 Sapienza Università di Roma, Facoltà di Scienze Biologiche, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, 00185 Roma, Italy.

CITAZIONE

Per la citazione del presente articolo si raccomanda la seguente dizione:

Pecorella S., Mori E., De Luca M., Ancillotto L., Pieri M., Fiorenza T., Martino J. (2024). Prima stima della densità di popolazione dello sciacallo dorato (Canis aureus) in Italia: risultati preliminari dal Friuli Venezia Giulia. Fototrappolaggio Naturalistico, ottobre 2024.

(Link: www.fototrappolaggionaturalistico.it/prima-stima-popolazione-sciacallo-dorato-in-italia/).

INTRODUZIONE

Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è arrivato per la prima volta in Italia nel 1984 (Lapini et al. 1993), a seguito della sua impressionante espansione in Europa iniziata nel secolo scorso (Arnold et al. 2012; Trouwborst et al. 2015; Spassov e AcostaPankov 2019; Cunze e Klimpel 2022; Lanszki et al. 2022). Per circa trent’anni dal suo arrivo, la specie è rimasta limitata all’estremo nord-est del paese, con una consistenza variabile soggetta a fluttuazioni e una distribuzione frammentaria comprendente alcune aree del Friuli Venezia Giulia e del Veneto (Lapini et al. 2009; Lapini et al. 2011). In questa fase della colonizzazione del paese la specie si era insediata in zone carsiche e prealpine, mentre le aree di pianura sembravano essere state raggiunte solamente da esemplari isolati, probabilmente in dispersione, ad eccezione di un gruppo riproduttivo presente nei pressi della città di Udine nel 1985 (Lapini & Perco 1989). Nell’ultimo decennio, lo sciacallo dorato ha incrementato notevolmente la sua distribuzione e ha iniziato a diffondersi nelle pianure antropizzate dell’Italia settentrionale e centrale. Gruppi di sciacalli sono stati osservati dal 2015 nell’area dei “Magredi”, dal 2018 lungo il torrente Torre (bacino idrografico del fiume Isonzo; Lapini et al. 2018) e dal 2020 nella Pianura Padana (Lapini et al. 2021; Trevisan et al. 2024). Attualmente, la specie è segnalata in almeno dieci regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lazio; Lapini et al. 2021; Bacci & Lunghi 2022; Fortebraccio & Aleotti 2022; Di Francesco et al. 2023) e sta continuando ad espandere il suo areale nel paese nonostante la presenza di una popolazione di lupo Canis lupus abbondante e in crescita (La Morgia et al. 2022). La regione Friuli Venezia Giulia è considerata la core area della popolazione italiana di sciacallo dorato, poiché ospita il numero più elevato di gruppi riproduttivi (Lapini et al. 2021) e funge da collegamento genetico con le popolazioni sorgente dei Balcani (Fabbri et al. 2014). In particolare, l’area geografica con il maggior numero dati di presenza è rappresentata dal Carso isontino o goriziano e dal Carso triestino, al confine con la Slovenia (Lapini et al. 2021), che attualmente sembra ospitare l’unica popolazione nel paese in grado di auto-mantenersi nel tempo. Negli ultimi anni, sono aumentate le segnalazioni di gruppi di sciacalli anche nel bacino italiano del fiume Isonzo e del suo affluente torrentizio Torre (Lapini et al. 2018; Lapini et al. 2021; Pecorella et al. 2023). Nonostante la pubblicazione di diversi studi sullo sciacallo dorato condotti in Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni (Comazzi et al. 2016; Torretta et al. 2020, Torretta et al. 2021; Frangini et al. 2022), nessuno di questi si è concentrato sulla densità di popolazione, se non a livello locale (Fanin & Filacorda 2017; Pecorella et al. 2023) o limitandosi ad ipotizzare le densità di alcune zone (Lapini et al. 2021). Tuttavia, si tratta di un parametro importante per valutare lo status di conservazione della popolazione nel tempo e per pianificare eventuali misure di controllo (e.g. Shawn Smallwood & Schonewald 1998; Chapron et al. 2003; Acosta-Pankov et al. 2018). Dal punto di vista normativo, lo sciacallo dorato è incluso nell’Allegato V della Direttiva 92/43/CEE, perciò i paesi membri dell’UE possono attuare piani di controllo purché venga mantenuto uno status di conservazione soddisfacente, fatto che implica un monitoraggio obbligatorio della popolazione della specie (Trouwborst et al. 2015; Hatlauf et al. 2021). In Italia, inoltre, essendo lo sciacallo dorato incluso nella lista della specie particolarmente protette (Legge Nazionale 157/1992), per effettuare dei prelievi sarebbero necessarie delle specifiche deroghe da parte di ISPRA e del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. In Europa, dati sulla densità di popolazione dello sciacallo dorato sono disponibili per Grecia (Giannatos et al. 2005; Heltai et al. 2007), Romania (Banea et al. 2012; Šálek et al. 2014), Bulgaria (Šálek et al. 2014; Acosta-Pankov et al. 2018), Ungheria (Szabó et al. 2007), Croazia (Krofel 2008; Šálek et al. 2014), Slovenia (Krofel et al. 2023), Serbia (Šálek et al. 2014) e Bosnia ed Erzegovina (Trbojević et al. 2018; Selimovic et al. 2021), mentre vi è una generale mancanza di informazioni sulla densità per Macedonia, Albania e Italia, nonché nei paesi di più recente colonizzazione. Il nostro studio si prefigge di colmare tale mancanza, fornendo una prima stima della densità di popolazione nell’area italiana con la maggiore presenza di questo canide. Una volta ultimato, lo studio verrà sottoposto a una rivista scientifica; si è comunque deciso di condividere in anteprima i risultati preliminari, per offrire la massima trasparenza su un argomento di grande attualità, molto dibattuto dalle comunità locali e spesso altamente divisivo.

piantina avvistamenti sciacallo dorato

Figura 1. Distribuzione dei dati C1 di Canis aureus in Italia, rappresentata su sistema cartografico ETRS89 LAEA 10 x 10 km (aggiornata a luglio 2024).

AREA DI STUDIO E METODI

Nell’agosto del 2024 abbiamo indagato due aree contigue con habitat diversi, che coprono una superficie totale di 228–273 km2 (Fig. 2). La prima area di studio è il Carso isontino, la propaggine più settentrionale del vasto altopiano che si estende tra Italia e Slovenia, caratterizzato da geologia carsica e dalla quasi totale assenza di acque superficiali. Il Carso isontino è delimitato a nord dal tratto inferiore del fiume Isonzo, presenta modeste altitudini (0–277 m s.l.m.), inverni miti e scarse precipitazioni nevose. L’ambiente è prevalentemente ricoperto da praterie aride e pascoli, interrotti da formazioni arbustive (Cornus mas, Prunus mahaleb, Cotinus coggygria) e boscaglia carsica (Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, Acer spp.). Altre caratteristiche rilevanti sono la presenza di zone di caccia e l’allevamento allo stato semi-brado del bestiame. La seconda area di studio è situata nella pianura orientale del Friuli Venezia Giulia e comprende la pianura alluvionale del fiume Isonzo e il tratto inferiore del torrente Torre, principale affluente dell’Isonzo. Anche quest’area è caratterizzata da bassa altitudine (0–170 m s.l.m.), inverni miti e copertura nevosa pressoché assente, ma a differenza del Carso presenta un’alta densità di popolazione umana. La copertura vegetale è costituita dai boschi golenali (Populus nigra e Salix alba in associazione con Quercus spp., Acer spp., Ulmus spp., Corylus avellana, Fraxinus angustifolia, Robinia pseudoacacia) alternati ad arbusteti (Amorpha fruticosa, Cornus sanguinea, Prunus spinosa) e macchie di rovo (Rubus spp.). Le superfici coltivate dominano il resto dell’area, sebbene in alcune zone si possano ancora trovare prati stabili e praterie aride protette da normative regionali e internazionali. Altre caratteristiche rilevanti sono la presenza di zone di caccia e terreni agricoli intensivi.

In ognuna di queste due aree, nell’agosto del 2024 abbiamo eseguito un’indagine acustica seguendo il protocollo sviluppato in Grecia (Giannatos et al. 2005) e successivamente adottato in altri studi svolti in Europa per determinare la presenza di gruppi territoriali. L’intera area di studio è stata suddivisa in una griglia di 3 × 3 km e all’interno di ogni cella sono state selezionate una o due stazioni di emissione a distanze tali da consentire di coprire l’intera area (13 stazioni nel Carso isontino, 27 stazioni nel bacino del fiume Isonzo). In una singola notte abbiamo coperto tutte le stazioni di emissione di un’area, emettendo da ognuna di esse una serie di playback di un ululato corale di sciacalli, intervallati da 3 minuti di silenzio. Quando gli sciacalli rispondevano alla stimolazione, le emissioni venivano interrotte e si determinava la direzione delle riposte usando una bussola. Si è preso nota anche della distanza approssimativa degli animali, del tipo di risposta (singola o di gruppo) e dell’emissione alla quale sono state ottenute le risposte. Per il calcolo della densità dei gruppi territoriali abbiamo seguito il metodo utilizzato in altri studi (e.g. Giannatos et al. 2005; Krofel 2008; Banea et al. 2012; Šálek et al. 2014; Trbojević et al. 2018; Krofel et al. 2023), in modo da consentire il confronto con altre regioni europee: la distanza alla quale l’uomo può udire l’ululato degli sciacalli in notti prive di vento e rumore di fondo è stata stimata in 1,8–2 km, il che si traduce in un’area effettiva di 10,18-12,57 km2; se in una stazione di emissione la trasmissione del suono è ostacolata da caratteristiche topografiche, l’area effettiva coperta viene ridotta a 7,64–9,43 km2; si assume che solo i gruppi territoriali rispondano allo stimolo acustico e che ogni direzione di risposta coincida con un diverso gruppo. Le analisi spaziali per il calcolo della densità sono state eseguite con il programma QGis ver. 3.34.11.

mappa

Figura 2. L’area acustica coperta dal campionamento. Linea tratteggiata = bacino idrografico dell’Isonzo. Linea continua = Carso isontino.

RISULTATI

Le stimolazioni acustiche hanno coperto un’area complessiva di 228–273 km2 e nello specifico 169.0–197.4 km2 nel bacino dell’Isonzo e 63.8–85.5 km2 nel Carso isontino (Fig. 2). Le stimolazioni hanno avuto risposte da parte di sciacalli in 28 stazioni di emissione sulle 40 indagate (70%). Nel Carso isontino sono stati contattati 10 gruppi territoriali e 7 animali singoli, mentre nel bacino del fiume Isonzo sono stati contattati 12 gruppi territoriali e 7 animali singoli. Durante le attività di campo sono stati osservati 3 sciacalli. Nel Carso isontino un animale è stato avvistato vicino alla stazione di emissione, ma non ha risposto alle successive stimolazioni. In totale, quindi, nella macro-area sono stati rilevati 22 gruppi territoriali e 15 animali singoli. La densità dei gruppi territoriali è risultata 2.47–3.28 gruppi / 10 km2 nel Carso isontino e 0.81–0.95 gruppi / 10 km2 nel bacino del fiume Isonzo. Considerando le due aree contigue come un’unica macro-area, la densità risulta di 1.36–1.62 gruppi territoriali / 10 km2. Il numero massimo di gruppi territoriali contattati da una singola stazione di chiamata è stato 3; la distanza minima tra due diversi gruppi territoriali è stata stimata in ~800 m (Carso isontino). Il 78,6% delle risposte è stato ottenuto entro le prime due stimolazioni.

DISCUSSIONE

L’area con la densità più alta è risultata come atteso il Carso isontino ed in particolare la zona che circonda l’abitato di Doberdò del Lago, località dove la specie è presente almeno dal 1994 (Lapini et al. 2009; Lapini 2009-2010). La prima evidenza della formazione di un gruppo di sciacalli in questa zona risale al 1997, quando due esemplari furono fotografati insieme (Lapini et al. 2009). Una serie di rilievi acustici effettuati nel periodo 2010–2012 aveva permesso di individuare con certezza solamente un gruppo territoriale nel Carso isontino (Caboni 2011-2012), anche se già nel 2013 si sospettava la presenza di due gruppi distinti sulla base di riprese effettuate con foto-trappole (Pecorella & Lapini 2014). Un’indagine acustica svolta nel 2015 ha poi confermato la presenza simultanea di due gruppi, di cui uno al confine con la Slovenia (Stefano Pecorella; dati non pubblicati). Dato che il metodo applicato in queste indagini e nel presente studio è sostanzialmente il medesimo (Giannatos et al. 2005), è possibile fare delle considerazioni di massima sulla crescita della popolazione nell’area, che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2024 risulta quintuplicata, con un trend di crescita non chiaro. La densità di sciacalli è influenzata dalla presenza di habitat idonei e di risorse alimentari (e.g. Jaeger et al. 2007; Šálek et al. 2014; Selimovic et al. 2021). Nel Carso isontino, negli ultimi trent’anni l’habitat ha visto un progressivo aumento della superficie coperta da arbusti a discapito delle praterie aride e dei pascoli e, in alcune zone, un’evoluzione della boscaglia verso formazioni forestali più mature. A livello di disponibilità trofica, si può notare che dai primi anni 2000 è aumentata la popolazione di cinghiale Sus scrofa e, con essa, il numero degli abbattimenti di questo ungulato, mentre è diminuita in modo considerevole la popolazione del capriolo Capreolus capreolus (dati Regione Autonoma FVG). Più difficile risulta invece valutare le variazioni nei popolamenti di micro-mammiferi e nella disponibilità di fonti trofiche di origine vegetale. È ipotizzabile che l’insieme di fattori diversi (e.g. trasformazione dell’habitat, variazioni nella popolazione di ungulati, aumento di risorse alimentari di origine antropica) possa aver contribuito alla crescita numerica dello sciacallo dorato nell’area in oggetto. Da notare che nel Carso sloveno, utilizzando sempre lo stesso metodo d’indagine, nel 2016 era stata rilevata una densità di 0.29 gruppi territoriali / 10 km2, nonostante la specie non sia stata cacciata fino al 2020 (Krofel et al. 2023).

Nel bacino idrografico dell’Isonzo, è stata rilevata una densità inferiore rispetto al Carso isontino, ma comunque significativa. L’indagine acustica svolta in quest’area nel 2015 non aveva restituito alcun risultato (Stefano Pecorella; dati non pubblicati). Nonostante alcuni dati pregressi di individui sub-adulti (Lapini et al. 2009; Lapini et al. 2011), la prima riproduzione nel bacino dell’Isonzo è stata osservata nel 2018, quando un gruppo con adulti e prole è stato avvistato sul torrente Torre, principale affluente dell’Isonzo (Lapini et al. 2018). Nel 2019, due ulteriori gruppi sono stati individuati tramite rilievi acustici opportunistici sul torrente Torre, in seguito a segnalazioni di ululati spontanei (Lapini Luca; report online del 3.3.2019 e del 26.6.2019). Nel 2020, un nuovo gruppo è stato individuato sul fiume Isonzo, sempre in seguito alla segnalazione di ululati spontanei (Lapini Luca; report online del 21.6.2020). Nel 2022, nell’ambito di uno studio sulla biologia riproduttiva della specie, combinando il metodo acustico con l’utilizzo opportunistico di foto-trappole erano stati individuati cinque gruppi nella parte meridionale del bacino idrografico, con una densità locale di 0.53–0.65 gruppi / 10 km2 (Pecorella et al. 2023). Tuttavia nello stesso anno, a nord dell’area oggetto dello studio erano presenti due ulteriori gruppi osservati contemporaneamente ai cinque monitorati, per un totale di almeno sette branchi (Stefano Pecorella; osservazioni personali). È dunque possibile osservare un trend di crescita costante nell’area a partire dal 2018, in linea con una progressiva colonizzazione delle aste fluviali del Torre e dell’Isonzo. Durante la presente indagine, la maggiore concentrazione di gruppi territoriali è stata rilevata nel tratto del torrente Torre compreso tra la confluenza il fiume Natisone e quella con lo Judrio. Entrambi questi tributari del Torre non sono stati coperti dalla presente indagine.

In termini di numero di gruppi territoriali, il risultato ottenuto è probabilmente una sottostima della reale consistenza della popolazione presente nella macro-area presa in esame. L’area coperta dal campionamento acustico non copre interamente l’intera superficie idonea alla presenza della specie (Torretta et al. 2020; Frangini et al. 2022); inoltre, gli sciacalli potrebbero non rispondere alla stimolazione anche trovandosi all’interno dell’area coperta dal rilievo acustico (Giannatos et al. 2005), comportamento che sembra frequente soprattutto in aree a bassa densità di popolazione (e.g. Mihelic & Krofel 2012; Lapini et al. 2021; Pecorella et al. 2023). Il presente studio non era mirato a fornire un censimento esaustivo della popolazione di sciacallo nell’area di studio, bensì a indagare la densità dei gruppi territoriali, un parametro studiato in quasi tutti i paesi europei interessati dalla presenza del canide e utilizzato anche per fornire delle stime di abbondanza. In questo senso, l’indagine fornisce un risultato comparabile con altri studi che hanno adottato lo stesso metodo. La densità nell’intera macro-area (1.49 gruppi / 10 km2) risulta simile a quella rilevata in altre parti d’Europa (Croazia, Romania, Serbia, Bulgaria), ma inferiore agli habitat primari in Grecia (Tab. 1).

È auspicabile che in futuro l’indagine venga estesa all’intero bacino italiano del fiume Isonzo, all’area collinare del Friuli orientale e al Carso triestino, in modo da poter valutare la popolazione nella sua interezza. Inoltre, riteniamo opportuno che l’indagine venga ripetuta almeno ogni due anni, a differenza dei sei anni consigliati attualmente (Stoch & Genovesi 2016), per valutare lo status della popolazione nel tempo ai sensi dell’art. 17 della Direttiva 92/43/CEE, anche in vista della pianificazione di eventuali misure di gestione.

tabella

Tabella 1. Densità di gruppi territoriali registrate nel presente studio a confronto con le densità ottenute con lo stesso metodo in altre parti d’Europa (numero di gruppi / 10 km2).

Uno dei gruppi di sciacalli localizzati durante l’indagine acustica nel bacino dell’Isonzo (autore: Stefano Pecorella).

RINGRAZIAMENTI

Un particolare ringraziamento agli operatori che hanno partecipato al lavoro di campo: Gaia Zanin, Francesco Boer, Melissa Fiorenza e Pamela Fiorenza. Si ringraziano anche i numerosi collaboratori che hanno fornito informazioni utili all’indagine: Berardino Calabrese, Luca Peressutti, Marco Candelotto, Marco Pavanello, Alessandro Pian, Marco Luca, Matteo Skodler, Giulia Lena.

CONTATTI

Stefano Pecorella, Associazione Therion Research Group

E-mail: stefano_pecorella@hotmail.it

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